7.14.2008

Nel peggiore dei casi...

DISCLAIMER DI SICUREZZA
“Se qualcosa può andare storto, lo farà”
prima legge di Murphy.

Crisi, emergenze, disastri naturali, attacchi terroristici... l’uomo è sempre più spesso coinvolto in situazioni di grave pericolo che attentano alla sua vita e alla sua tranquillità.
E per questa ragione che ci siamo proposti di creare un manuale di sopravvivenza per queste situazioni estreme.
Il nostro obiettivo è quello di fornire uno strumento versatile, di facile consultazione, dal prezzo abbordabile e dalla grafica accattivante. Un indispensabile aiuto che ogni uomo, o donna, o bambino, si dovrebbe portare dietro per poterlo consultare all’occorrenza.
Questo manuale è una guida attraverso il caos.
Una strada sicura verso casa.

Per la realizzazione di questo manuale abbiamo consultato i massimi esperti di sopravvivenza e, insieme con loro, abbiamo redatto una serie di facili istruzioni per risolvere con facilità le situazioni più disparate. Grazie a questo manuale, non sarete più vittime inerti di una natura dispettosa o di qualche pazzo terrorista esaltato. Ora potrete tornare a governare il vostro destino, sapendo sempre cosa è meglio fare in ogni situazione.

Del resto, la legge ci impone di sconsigliarvi di intraprendere una qualsiasi delle attività descritte in questo nostro prezioso e affidabilissimo manuale e di invitarvi a delegare la vostra sopravvivenza all’operato delle forze di polizia, dell’esercito e dei pompieri... ammesso che riusciate a trovare qualcuno di loro, nel momento in cui ne avrete davvero bisogno.

Per concludere, vi invito a tenere a mente che l’editore, gli autori e gli esperti che hanno contribuito alla realizzazione di questo meraviglioso manuale, declinano ogni responsabilità per qualunque danno possa risultare dall’uso, corretto o scorretto, delle informazioni qui contenute e che vi invitano a non chiamarli a casa nel cuore della notte, nel caso la vostra casa stesse andando a fuoco. Il capitolo sugli incendi è a pagina 124 di questo manuale e ci troverete tutte le informazioni che vi occorrono per cavarvela egregiamente da soli.


Tratto dal numero 0 di "David Murphy:911".
Lo troverete in omaggio alle fiere del fumetto e allegato a Rat Man 68.

Tutti al mare...

E' estate.
Cosa c'è di meglio di un bel giro in motoscafo?


Non aspettatevi che vi posti anche le sequenze spettacolari del numero 2 di "David Murphy: 911", adesso...

6.11.2008

Rissa Regale.

5.22.2008

Per quanto io possa mettermici d'impegno e faticare...

...non faticherò mai quanto Matteo.
Ecco un paio di immagini pescate dal secondo albo.

Cliccateci sopra se volete vederle più in grande.

Per quanto riguarda me, ho appena completato i testi di uno scoppiettante "numero 0" (che non è la solita roba che si vede in giro) e sto completando il terzo episodio.
Lucca è sempre più vicina.

3.18.2008

Il Camper di Big Jim

Stiamo cominciando a riflettere sul logo di "David Murphy: 911" e lo stiamo provando su un bozzetto di una possibile copertina.
Quella qui sopra è la mia proposta, realizzata dal prode Paolo "Ottokin" Campana.
Paolo non è che ne sia così convinto (lui sta portando avanti anche una sua proposta) e Meo nemmeno... io sono gasatissimo e pronto a combattere per difendere questo logo.
La mia idea è quella di rifarci al logo di "Big Jim".
Il perché di questa scelta è presto detto:

- da bambino adoravo Big Jim

- quel logo comunica l'idea che mi piacerebbe passare per "911"

- i lettori a cui finiremo inevitabilmente per rivolgerci saranno un segmento compreso tra i venti e i quarant'anni... gente che anche se non dovesse cogliere il riferimento diretto a "Big Jim" potrebbe associare inconsciamente il logo di "911" a qualche elemento evocativo dell'infanzia.

- è fottutamente eroico

Vedremo se riuscirò a spuntarla con la Panini (ne dubito).


Per il resto... la sceneggiatura del numero 3 è entrata in lavorazione. Quasi, quasi ci metto il camper di David Murphy.

Non lo dite a nessuno...

..ma "David Murphy: 911" è un fumetto di supereroi.
Qui sotto un paio di estratti dal secondo albo.
Cliccate sulle immagini se volete vederle più in grande.

.

11.25.2007

Proprio non resisto...

...a postarvi queste due tavole.
Perdonate l'entusiasmo ma Matteo, oltre a disegnare benissimo, è uno di quegli autori che riesce a interpretare perfettamente quello che gli chiedo.





Come al solito, cliccateci sopra se volete vederle più in grande.

11.19.2007

Ma che bella pensata, ma che bella pensata...


Per il primo episodio di "911" ho deciso di sbattermi e di dargli una struttura narrativa abbastanza complessa (nel contesto delle testate di riferimento) fatta di flashback, stacchi analogici e ellissi narrative.
Devo dire che il risultato finale mi ha convinto un sacco e penso che, dal punto di vista puramente tecnico, questo primo episodio di "911" sia una delle cose meglio architettate che ho scritto.
Di contro non è per nulla classico e rassicurante e non si inscriverebbe per nulla bene nel solco dell'italica maniera di raccontare a fumetti e in questo mi ricorda parecchio le prime cose di John Doe.

E' da qualche tempo che sono alle prese con il secondo episodio e mi sono incastrato da solo.
Il nocciolo della questione è presto detto: rispetto alle prime 94 pagine ho cominciato a scrivere questo secondo capitolo in modo normale: sono partito dal punto in cui avevo lasciato David nel finale della prima storia e sono andato avanti dritto, procedendo passo dopo passo verso il finale. Niente inizio in media res, niente flashback, niente montaggi in parallelo e, soprattutto, niente "trucco degli stacchi".
Il "trucco degli stacchi" è il giochetto che uso in maniera massiccia fin da John Doe n.1 e che all'inizio copiato brutalmente da gente come Edgar Rice Burroghs e Gianluigi Bonelli per poi declinarlo in chiave personale, mescolandolo con certa roba che fanno nei serial americani e certe soluzioni di Elmore Leonard, fino a renderlo una specie di marchio fabbrica.
E' pure uno degli espedienti narrativi che preferisco in assoluto per vari motivi: tiene alta la tensione, ti fa uscire facilmente da qualsiasi impasse o vicolo cieco, aggancia il lettore, aumenta il ritmo di lettura... e poi è facile e fa un sacco scena.
Il fatto che sia un trucco e per di più "facile" è pure la ragione che mi ha spinto a limitarne l'uso in tempi recenti, in maniera da costringermi a utilizzare soluzioni più ortodosse e impegnative anche se forse meno divertenti e più classiche per me e per il lettore.

In poche parole, questo secondo albo di "911" mi è venuto fuori come un fumetto d'avventura nel pieno segno e tradizione del fumetto italiano.
Il che non è per nulla un male, sia chiaro... in altri ambiti è proprio quello che sto cercando di fare perché ho voglia di dimostrare (in primo luogo a me stesso) che non sono solo uno sceneggiatore tutto "chiacchiere e stacchi narrativi" ma che se mi ci metto so pure raccontare una roba come cristo comanda e che non farebbe storcere troppo il naso a John Ford (per me il narratore classico per eccellenza).

Rileggendo la sceneggiatura però, riflettendo sul contesto produttivo di "911", sulle ragioni che hanno spinto la Panini a scegliere me e non altri e sulle aspettative medie dei miei lettori e del mio editore, ho deciso che questo approccio era sbagliato.
Ebbene sì, amici Artisti che mi guardate con sguardo di rimprovero: certe volte sono puttana al punto da tenere conto delle aspettative di quelli che mi leggono e di quelli che mi danno lavoro e mi lascio influenzare da esse, talune volte assecondandole, altre volte deludendole in maniera conscia.
Mi rendo conto che questa è una bestemmia nei confronti di quell'arte che voi Artisti vi appuntate sul petto con orgoglio... ma che ci volete fare? Sono fatto così.

Comunque sia e tornando a bomba... ho preso la sceneggiatura della seconda parte di "911" e l'ho cestinata.
Non solo strideva nella sua semplicità classicista con tutto quanto fatto nel primo episodio ma non era neanche pienamente mia. Era una sceneggiatura di Roberto Recchioni che voleva far vedere di essere una persona seria che sapeva comportarsi bene a tavola.
Ammettiamolo, non sono una persona seria e non voglio esserlo.
Sono un cazzone che adora ogni trucco che gli permetta di prendere il lettore e trascinarlo in giro per la storia che vuole raccontare, tenendolo stretto per le palle, il cuore, la gola e lo stomaco.
Non me ne frega nulla di essere coerente, educato, inappuntabile o classico.
Me ne frega solo che la mia storia funzioni.
E adesso che sto riscrivendo da capo il secondo episodio di "911" so che la nuova sceneggiatura funziona.
Forse non è particolarmente elegante o di buon gusto, forse non rispetta i canoni di un solido fumetto d'avventura all'italiana e di sicuro viola molte delle sue regole e delle sue gabbie... ma quando sarà pubblicata, vi sfido a venirmi a dire che non l'avete letta tutta d'un fiato e che non ne volete ancora.

11.05.2007

10.26.2007

E' ufficiale.


Alla fiera di Lucca Comics verrà dato l'annuncio della miniserie.
Saranno quindi rivelati il titolo (che lo ricordo, non è quello di questo blog), l'editore, il formato editoriale e il copertinista.
Molti sono segreti di pulcinella ma forse qualche sorpresa c'è.
Volete sapere quando e dove avverrà cotale annuncio?
Non ve lo posso dire.
Ma se mi vedete a qualche conferenza, allora forse siete nel posto giusto.
Per celebrare, ecco il punto sullo stato dei lavori:

Matteo è in vista del finale del primo albo.
Io ho buttato giù lo sviluppo del secondo e sto facendo la revisione dei dialoghi del primo.
Grosso modo, adesso so dove si andrà a parare fino alla fine della storia anche se continuo a avere la capacità di farmi scherzi da solo e inserire nella trama delle svolte impreviste (che c'entrano adesso i mafiosi e i meteoriti???).
Il personaggio mi diverte talmente tanto che sono già depresso al pensiero che tra qualche tempo avrò completato la sua prima, lunga, avventura.

Per celebrare... qualche vignetta pescata in lungo e in largo dal primo numero e una tavola di cui avevo postato una prima versione, ora nella sua forma definitiva!





Ci credereste che son matite?

8.30.2007

Cosa fa di un eroe quello che è?

E' una cosa su cui mi lambicco da tempo, anche perché ho un conto aperto con la figura dell'eroe, visto che faccio una gran fatica a scriverne.
Per carità, gli anti-eroi e i cinici bastardi mi vengono benino e sono ampiamente soddisfatto dei mie pazzi pscicotici... ma gli eroi, quelli veri, ancora devo capirli a fondo.

Il primo meccanismo che mi viene in mente è che l'eroe è definito dalle azioni che compie.
L'eroe agisce nel giusto e raramente sbaglia.
Un buon esempio di questo aspetto ci viene dato da Tex e dai tanti eroi del cinema western.

Ma questo basta? Solo il fatto che un eroe compie azioni coraggiose, battendosi per il giusto e sbagliando poco?
Non mi convince.
Se fosse tutto qua, personaggii "deboli e fallibili" non sarebbero eroi. Eppure un Dylan Dog è un eroe in pieno.

Le motivazioni, allora.
Superman vuole "dare il buon esempio", mostrare agli umani che si può aspirare ad un mondo migliore se ognuno fa la sua parte. Non è mosso da fini personali e non si abbandona alle pulsioni più barbare del nostro essere.
Anche Dylan è un boy scout e agisce per le migliori motivazioni del mondo (e per cento sterline al giorno, più le spese).
E allora, secondo questo principio, Batman non è un eroe, perché conduce una sua guerra privata contro il crimine per ragioni strettamente personali.

Riflettendoci sopra per bene, per me è un eroe è tale per quello a cui rinuncia.
Un eroe accetta il prezzo del "fare la cosa giusta" e ne paga le conseguenze.
La doppia vita di Superman, la solitudine di Batman, la vita disastrata di Jack Bauer, le mille difficoltà di Peter Parker, le aspettative che Capitan America è costretto a portare sulle spalle e via dicendo.

E' questa la chiave dell'eroe a tutto tondo, più della motivazione delle sua azioni, più delle azioni stesse e della loro riuscita.

La chiave è il sacrificio.
Sacrificare qualcosa di personale per un bene maggiore che, magari, non avrà alcuna ricaduta benefica e personale sull'eroe stesso.

Meglio che me lo appunto questo concetto così semplice. In genere questo è il tipo di cose che mi sfugge.

Le cose cambiano, e poi cambiano ancora.









Coerentemente come solo io so essere... ho cambiato di nuovo idea e deciso di tornare al vecchio giubbotto.
Per quanto bello, il modello M-65 era una piaga quando si trattava di muovere il protagonista in scene d'azione e, comunque, non gli conferiva una figura abbastanza eroica.
Insomma, si è tornati al vecchio MA-1
E giusto per farvi capire che stiamo lavorando sodo, qualche vignetta per stuzzicare l'appetito.

Fatevele bastare perché per un pezzo non avrete altro del buon Matteo e vi dovrete accontentare delle mie generiche chiacchiere.

p.s.
lo ammetto, sono davvero entusiasta del lavoro di Matteo.

7.24.2007

Sharon (aka Brittney Skye)





Avrei potuto metterla nel post precedente ma Brittney Skye merita uno spazio tutto suo.
Lei sarà il modello su cui costruiremo Sharon, la moglie (incinta) del nostro nuovo protagonista.
Non esattamente la bellezza più raffinata della terra, ma del resto non deve esserlo.

Volti non tanto nascosti.







Una pratica abbastanza comune del fumetto è quello di usare volti del cinema e della TV come riferimento per i propri personaggi.
Lo facciamo noi (Dylan Dog-Rupert Everett, John Doe-Tom Cruise e via dicendo...) e lo fanno anche gli americani (la versione Ultimates di Nick Fury e Samuel L. Jackson, tanto per fare un esempio).
Alcuni lettori apprezzano questa cosa, altri la detestano.

Io cerco sempre di fornire ai miei disegnatori un volto reale su cui costruire il personaggio, ma poi so bene che via via che verrà disegnato, il personaggio prenderà caratteristiche proprie e troverà "la sua faccia".
Qui sopra una raccolta di volti che, in un modo o nell'altro, troveranno spazio nel "progetto m-65".

Vecchie cose...





Queste sono le poche immagini che ho postato sul mio blog principale riguardo al nuovo progetto con Matteo.
L'aspetto del personaggio è molto prossimo a quello definitivo ma non ancora pienamente centrato.
In linea generale, questi studi sono serviti per far capire meglio i toni della storia (e a far approvare il tutto, ovviamente).

Spero che, a breve, possa mostrarvi qualcosa di nuovo e definitivo.

7.23.2007

A proposito di doppie splash page...



C'è qualche piccola modifica da fare ma direi che lo spirito di quello che volevo, c'è tutto.
Grande Matteo.

7.16.2007

In movimento.

Bon.
Il primo numero è praticamente completo a livello di script e Matteo ha già iniziato a disegnare. A breve dovrei poter vedere le prime matite e, una volta avuto l'ok dalle alte sfere, cominciare a sbottonarmi un poco.
E' la prima volta che lavoro su un progetto la cui uscita è così lontana nel tempo e la cosa mi mette a disagio.
John Doe ha avuto un anno (scarso) di gestazione, Detective Dante idem, Garrett anche meno.
Per me l'atto di ideare, realizzare e proporre è un gesto unico.
Ma qui il discorso è diverso.
Su JD, DeDa o Garrett , si poteva lavorare in parallelo su vari numeri, in maniera da averli pronti in un tempo più breve... nel caso di quello che per ora chiamiamo "progetto noveunouno" non si può fare perché tutta la storia sarà realizzata da un solo disegnatore. Abbiamo deciso di fare così per dare il massimo di coerenza e organicità possibile a questa storia. Speriamo che la scelta ci premi.

In termini di ricerca personale, invece, sono abbastanza contento.
Finalmente ho modo di misurarmi con la figura dell'eroe e con il suo percorso iniziatico. Dopo aver scritto di tanti bastardi, pazzi psicopatici e antieroi romantici, la cosa mi fa immensamente piacere perché io agli eroi ci credo: mi esalto con John McLane, David Dunn, Jack Bauer, John Wayne (che è quasi sempre e solo John Wayne, indipendentemente dal personaggio che è chiamato a interpretare), Tex, e via dicendo.
Quello che non ho mai fatto però, è scriverne di eroi. Scrivere di personaggi che si caricano, spesso a dispetto dei loro interessi personali, il peso e la responsabilità di fare la cosa giusta. E' vero, anche John Doe ha fatto una cosa del genere, ma nonostante tutto, quello yuppie fuori tempo massimo rimane un bastardo, cinico e egoista.

David Murphy non sarà così.
Farò di David Murphy un eroe, che lui lo voglia o meno.

Torno a lavorare.

Che possiate vivere in tempi interessanti.

7.02.2007

Una coperta troppo corta.

Stavo riflettendo su quanti sceneggiatori italiani si siano trovati a scrivere più di un "numero uno" di una nuova serie in formato quaderno (un Bonelli o un Bonellide insomma) e mi sono reso conto che è un club piuttosto esclusivo.
"Figo" direte voi.
Figo un corno, dico io.
Il primo albo di una serie "all'italiana" è una rogna mica da ridere.

Devi introdurre il personaggio.
Devi definire il mondo che lo circonda.
Devi introdurre i comprimari.
Devi dare le linee generali della serie, montare una trama generale e, nel contempo, devi pure costruire una storia che stia in piedi anche da sola.
Ma, soprattutto, devi chiudere e aprire al tempo stesso... ovvero devo tirare le fila del tutto, mettendo ogni suo pezzo al suo posto e aprire lo scenario per le storie che verranno.

E' una coperta troppo corta.
Se ti dedichi troppo al personaggio, rubi spazio alla storia del numero in quanto tale.
Se dai troppo spazio ai comprimari, togli il protagonista (o i protagonisti) dalla luce dei riflettori di cui tanto abbisognano nel primo albo.
Se dedichi troppo spazio a costruire quello che verrà, poi non hai abbastanza spazio per costruire quello che c'è... e la storia sembrerà vuota.
Se non costruisci una buona storia autonoma, rischi di creare un albo introduttivo che ha senso di esistere solo in funzione di quello che verrà.
Dai troppo spazio alle caratterizzazioni? Hai meno spazio per l'azione.


Non è una cosa che riguarda solo i fumetti, sia chiaro.
Anche le serie televisive hanno lo stesso problema... però la distanza che separa il primo episodio di un serial tv dal secondo, è di una settimana. Per il fumetto, in media, si tratta di un mese. E questo fa la differenza.

Al mio terzo tentativo mi sto facendo un mucchio di problemi in più che nei casi precedenti.
Per "JD" avevo dalla mia l'arroganza della mia gioventù.
In pratica, ero un irresponsabile.
E tutto sommato mi è andata bene. Il primo numero di "JD" racconta un mucchio di roba e ha un buon ritmo. Paga qualcosan el finale (affrettato e non proprio sobrio) ma, tutto sommato, non lo farei diverso.

Per "Detective Dante" il discorso è diverso.
Ero alla ricerca di una maniera per riportare alcune sensazioni "da videogioco" in un fumetto e questo mi ha fatto perdere di vista le cose importanti. Certo, il personaggio è introdotto e c'è pure un comprimario ben definito, ma la storia è debole e un puro pretesto per muovere l'azione.
Il primo numero di Dante proprio non mi convince.

Ora, con quello che -per il momento- chiameremo "M-65", le cose sono diverse.
Ho in mano un'idea forte come non mi capitava dai tempi di JD.
E' molto strutturata ma so cosa ci deve essere e cosa no.

Il problema è che molti elementi secondari proprio non potranno trovare spazio nel primo numero e dovranno essere introdotti nel secondo.
E che sto bruciando un mucchio di spazio per colpa di quelle dannate doppie splash page.

Vado a scrivere, che tra JD, DYD e M-65 ho un mucchio di lavoro davanti.

6.30.2007

A cosa serve questo blog?

Presto detto:
personale diario di bordo, promemoria, archivio on-line consultabile per gli autori e i curatori coinvolti, promozione.
E perché ho voglia di rendere cristallini i processi creativi dietro ad un nuovo personaggio.

p.s.
"M-65" è solo il nome del blog, non del nuovo progetto.

Pantaloni.



Levi's 501.
'Nuff Said.