8.30.2007

Cosa fa di un eroe quello che è?

E' una cosa su cui mi lambicco da tempo, anche perché ho un conto aperto con la figura dell'eroe, visto che faccio una gran fatica a scriverne.
Per carità, gli anti-eroi e i cinici bastardi mi vengono benino e sono ampiamente soddisfatto dei mie pazzi pscicotici... ma gli eroi, quelli veri, ancora devo capirli a fondo.

Il primo meccanismo che mi viene in mente è che l'eroe è definito dalle azioni che compie.
L'eroe agisce nel giusto e raramente sbaglia.
Un buon esempio di questo aspetto ci viene dato da Tex e dai tanti eroi del cinema western.

Ma questo basta? Solo il fatto che un eroe compie azioni coraggiose, battendosi per il giusto e sbagliando poco?
Non mi convince.
Se fosse tutto qua, personaggii "deboli e fallibili" non sarebbero eroi. Eppure un Dylan Dog è un eroe in pieno.

Le motivazioni, allora.
Superman vuole "dare il buon esempio", mostrare agli umani che si può aspirare ad un mondo migliore se ognuno fa la sua parte. Non è mosso da fini personali e non si abbandona alle pulsioni più barbare del nostro essere.
Anche Dylan è un boy scout e agisce per le migliori motivazioni del mondo (e per cento sterline al giorno, più le spese).
E allora, secondo questo principio, Batman non è un eroe, perché conduce una sua guerra privata contro il crimine per ragioni strettamente personali.

Riflettendoci sopra per bene, per me è un eroe è tale per quello a cui rinuncia.
Un eroe accetta il prezzo del "fare la cosa giusta" e ne paga le conseguenze.
La doppia vita di Superman, la solitudine di Batman, la vita disastrata di Jack Bauer, le mille difficoltà di Peter Parker, le aspettative che Capitan America è costretto a portare sulle spalle e via dicendo.

E' questa la chiave dell'eroe a tutto tondo, più della motivazione delle sua azioni, più delle azioni stesse e della loro riuscita.

La chiave è il sacrificio.
Sacrificare qualcosa di personale per un bene maggiore che, magari, non avrà alcuna ricaduta benefica e personale sull'eroe stesso.

Meglio che me lo appunto questo concetto così semplice. In genere questo è il tipo di cose che mi sfugge.

13 commenti:

Unknown ha detto...

Un eroe è tale per quello a cui rinuncia? Mica vero sempre. Prendi i Fantastici 4, lo fanno perché ci credono, ma in fondo non rinunciano a nulla. Persino il non avere avuto un'identità segreta è stata una loro scelta. Prendi T'Challa del Wakanda, è un re, potrebbe vivere fra gli agi, invece è un eroe al servizio del mondo, ma non per questo fa delle rinunce. In definitiva, non credo sia un elemento irrinunciabile, quello della rinuncia, del sacrificio. Io punterei sulle motivazioni, le intenzioni che lo spingono ad agire.

RRobe ha detto...

Sì ma io non metto i F4 o Pantera Nera nel novero degli eroi migliori sulla piazza.
A parte che comunque non è che non rinuncino a nulla, anzi... abbandonano una vita familiare tranquilla per il bene degli altri,

-harlock- ha detto...

Eroe è colui che mette il bene degli altri davanti al proprio, senza riserva alcuna.
In questo senso il tema del sacrificio e della rinuncia mi sembra centrato.
Eroe è colui che è pronto a rinunciare a tutto, anche alla propria vita, in nome del bene degli altri, intesi come il proprio prossimo.
In questo senso gli FQ sono eroi in pieno, esattamente come T'Challa.
Il fatto che possano avere dei superpoteri o delle abilità particolari non cambia questo fatto (il rischio della propria vita) visto che non affrontano minacce comuni.
Sono d'accordo sul fatto che ciò che qualifica un eroe come tale sia l'azione.
Insomma eroe è secondo me colui che anche senza avere capacità particolari è in grado di offrire agli altri, al bene degli altri, il valore più grande di tutti: la propria vita (meglio, la propria morte. O quantomeno arrivarci vicino, contemplarne la possibilità).
Esattamente come facevano i samurai col proprio padrone, se vuoi. Solo che un eroe vero, in senso "classico", ha un solo padrone: l'umanità, intesa anche in senso lato.
In questo senso un eroe potrebbe quasi essere considerato un "irresponsabile verso di sé", ma molto responsabile verso gli altri. Fino alle eventuali estreme conseguenze.
E questo non ha niente a che vedere né con la sua condotta, né con il suo stile di vita (Die Hard docet) ma solo con l'attitudine o col risultato.

Enzo Furfaro ha detto...

Cazzo Rrobe, hai ragione!!Essendo un aspirante fumettista anch'io mi interrogavo su cosa rende un possibile protagonista seriale interessante e non c'ero arrivato!

Ketty Formaggio ha detto...

Devo farti i complimenti, questo tuo post mi è piaciuto molto.

Daniele Barbiero ha detto...

Seguo fedelmente i tuoi blog, RRobe, ma ho mai commentato prima.

Posso permettermi lo stesso di dire una cosa?

Concordo con quello che scrivi, e accennerei a un aspetto che personalmente mi affascina.

Un eroe affronta anche l'incertezza. Deve compiere delle scelte moralmente difficilissime, e non ha sempre la certezza se sta facendo la cosa giusta o no, se le conseguenze delle sue azioni porteranno al risultato che spera o se peggioreranno la situazione.

L'istinto gli dice che sta agendo per il meglio e generalmente - anche per fini narrativi - ci azzecca, ma nessuno glielo può garantire e nel momento in cui deve fare una scelta è sempre solo.

Sarebbe più facile tirarsi indietro e lasciare che altri si assumano quel tipo di responsabilità. E convivano con l'eventuale rimorso per aver dovuto scegliere il minore tra due mali.

Rubor ha detto...

Ciao, penso che sia cyan che harlock abbiano centrato il senso dell’eroe, da parte mia io aggiungerei che, a prescindere da tutti i calcoli che faccia prima, della vita che conduce, dei suoi rapporti con il prossimo, ciò che rende un eroe un vero eroe è quell’attimo in cui agisce, noncurante di tutte le conseguenze (compresa la sua possibile morte), in modo istintivo, prorompente, come se una forza interiore (chissà cosa gli passava per la testa in quell’attimo!) lo facesse agire. Scatta una molla e lui và, niente pensieri che solo l’azione da compiere, come quegli istinti primordiali destinati alla protezione della prole che hanno certi animali (altrimenti hai voglia a fare l’eroe se pensi a tutto ciò che potresti perdere)… Come dire: fare l’eroe è la cosa meno razionale ma più istintiva che possiamo fare… E’ un azzardo con il destino…

Un bel film sulla figura dell’eroe per me è: Eroe per caso (1992) quello con Dustin Hoffman

INSIDE ha detto...

Sull'eroe come colui che si sacrifica non so se hai letto il pezzo di Romagnoli sul penultimo Vanity (quello con Bekham in copertina), su Bekham, appunto. Se non l'hai fatto credo che potrebbe interessarti.

Susanna Raule (mal-loggata)

gianluca ha detto...

Io sono affascinato dai dilemmi morali, quando un eroe deve scegliere tra due mali, senza potersi tirare indietro o ricorrere a trucchetti.
Il finale di Watchmen, ad esempio, dove il gufo e rorshach devono scegliere se rivelare che Ozymandias è un assassino (rischiando così che scoppi la Guerra), oppure diventare suo complice col silenzio.

non so se il gufo e rorschach possono essere annoverati tra gli eroi (di certo non quelli duri e puri!!), so solo che ancora oggi penso spesso a quel finale.

ivanhawk ha detto...

Nessuna novità?

Alessandro Boni ha detto...

Quello che penso da GESU' a Ken il guerriero...(come sono Genialmente tarantiniano oggi!!!!)

a parte gli scherzi!

credo che l'eroe sia colui che nonostante la situazione sembri irrecuperabile, si rimbocca le maniche e continua a comportarsi seguendo i suoi principi morali. Ghandi ML King, lo stesso gesu' (ammettendone l'esistenza) ne sono esempio, ma come loro tanti altri che pur sapendo di rischiare grosso e avendo la scelta sono andati avanti seguendo il loro principio (non sempre vicino all'idea di bene che abbiamo)

e' proprio in quel momento..quando ti sembra che tutto sia perduto che il vero EROE con i controcazzi, si rimbocca le maniche e affronta la situazione (indipendentemente dalla posizione, fazione o il principio che segue).

il rinunciare a una parte di vita resta solo una conseguenza di questo comportamento (se causa e' piu' facile che l'eroe sia un malato di mente...vedi batman).
Un esempio idiota..Ken il Guerriero...Raoh il fratello maggiore per 150 puntate comanda un esercito di stupratori, assassini, ladri che compiono le loro nefandezze....ma parlando con fans o cmqq. chi ha seguito la serie ci si accorge che tutti vedono cmq. Raoh come un qualcosa di Grande e mitico...

la versione della "rinuncia" mi sembra piu' una trovata post-miller per enfatizzare una serie di personaggi che non avevano nulla di umano e visti i tempi cambiati non avevano piu' un pubblico che sognasse di volare..perche' la realta' della nostra societa' ha iniziato a invadere o meglio superare il mondo della fantasia (scientificamente, moralmente e socialmente...).
Miller furbo che e' ...ha trovato l'empasse..si e' chiesto cosa avvicina un super-eroe, un Dio astratto e lontano ad un pubblico che pian piano sta diventando ateo????...poi probabilmente come fanno tutti e' andato a pescare nei classici e si e' accorto che personaggi con debolezze e punti deboli (Ercole o Achille ne sono l'esempio piu' eclatante e popolare...passano dall'egoismo all'altruismo edonistico con una facilita' estrema) erano piu' apprezzati e le loro gesta statisticamente parlando erano piu' seguite o raccontate!
Cosi ha reso il Super-uomo un uomo super! e il gioco e' fatto!

nessuno ne abbia per carita'!!!!! La mia e' sempre una opinione personale...anche se magari sembra provocatoria...ma credo la storia sia piena di esempi/eroi che con gli ideali di giustizia avevano relativamente a che fare...forse in qualche favola....

Alessandro Boni ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Alessandro Boni ha detto...

Aggiungo..leggendo - il Laooconte "ovvero sui limiti della pittura e della poesia" - di Lessing c'e' un piccolo passaggio (al massimo una paginetta....non cercate su internet perche' non c'e') proprio dove si cita la figura dell'EROE (di Omero) e conferma un po' tutto cio' che ho scritto.

Non si inventa piu' nulla!!!! o si cita in maniera molto raffinata (Tarantino insegna!....ma ancora oggi nessun fumettista/autore italiano/internazionale ha dimostrato di sapercisi avvicinare se non superficialmente)...oppure ci si limita a raccogliere i pomi d'oro!